Nella casa, Francois Ozon 2012
La
relazione insegnante-allievo, così come quella terapeuta paziente è il luogo
entro cui si attivano profonde i-stanze interne, esplicitando in essa segreti
aspetti del sé, ombre tacitate che nella dimensione educativa o terapeutica
trovano spazio, respiro, svelamento.
Entrare
nella casa-psiche dell’Altro è un movimento di penetrazione incestuosa
sostenuto dal desiderio di conoscenza e di esplorazione delle proprie capacità
e dei propri confini. Nessuno dei due può esimersi da questa “necessità” di
esplorazione che attraverso l’altro lo conduce dentro sé stesso, a volte
rimanendone intrappolato, con-fuso, non riconoscendo più chi è l’uno e chi è
l’altro. In questo gioco di specchi e di manipolazione reciproca, il film apre
allo spettatore una visione sempre più prospettica delle profondità dell’anima,
le sue contorsioni, il suo continuo slittare tra realtà e immaginazione. Ognuno
si appropria di una parte dell’altro,
realizzando attraverso l’altro quello cui non ha saputo dare forma , approfittando dell’
occasione che la situazione offre per recuperare tempi perduti, possibilità sprecate
: come Germain, il professore del film di Ozon , scrittore mancato, e Claude, il sedicenne allievo della sua
classe, che si distingue dagli altri per la originalità di quello che
scrive, raccontando nei particolari
l’amicizia con un altro studente, dentro la casa di quest’ultimo, nella quale si insinua con morbosa curiosità.
Nei suoi temi , il cui finale e sempre un “continua” come i racconti delle
sedute psicoanalitiche , il giovane trascina la curiosità del professore e
della propria moglie, ognuno
riconoscendo in esso elementi della propria storia in un quadro dove la realtà
sfuma nella immaginazione, attraendo l’uno e l’altro nella seducente complicità
della storia stessa. E’ così che ognuno prende qualcosa dall’altro per scrivere
la “propria” storia spingendosi più in
là dei limiti che il contesto scolastico richiede, alimentando sospetti e allusioni
fino al finale dove ognuno sarà costretto a tornare nella realtà ordinaria, non
senza nuove ferite e fallimenti.
Come
in una seduta psicoanalitica, il rapporto tra allievo e maestro, tra narratore
e ascoltatore, tra regista e spettatore
, diventa un legame che, sollecitato
dalle parole, trasforma la fantasia in realtà, i desideri in fatti,
riconfermando che nella casa interna in cui abitiamo le immagini rappresentano
la nostra verità. Bellissima la scena finale che chiude le porte sulla
inafferrabilità di ciò che veramente accade dentro ogni casa e sul rischio che , osservandola o
ascoltandola, ci si possa perdere.