Avendo dedicato tre incontri sul tema della
genitorialità nei venerdì del Caffè psicologico dell’Associazione Contanimare,
era pressoché inevitabile una riflessione personale sull’argomento saltando qua
e là sulle tante cose che si sono dette.
Ecco il mio tentativo di sintesi.
La
genitorialità è un insieme di funzioni complesse che si intrecciano tra piano
biologico, psichico, sociale, antropologico e che sono costantemente in
rapporto con i tempi, la cultura, la storia. Nel suo aspetto più semplice essa
coincide con la capacità riproduttiva che è propria dell’essere vivente. Nel
suo aspetto più complesso ha a che fare con l’etica, con la spiritualità, con
la religione: Super Io per la psicoanalisi, Dio per la religione, Governatore
per la società. Se madre ha a che
fare con la funzione nutritiva, consolatoria, protettiva e quindi con
l’ambiente, la terra, la natura, padre rappresenta la Legge, i principi,
i limiti: entrambi i ruoli, o aspetti, sono in relazione con il bambino, o con
il primitivo o con l’Es che è in noi
negli stadi evolutivi individuali e collettivi che connotano la storia
dell’uomo. Parlare di genitorialità, pertanto, chiama in causa molteplici piani
di riflessione e di analisi che vanno molto al di là della visione legata alla
esperienza personale della nostra nascita e della nostra storia familiare.
Inoltre, poiché l’evoluzione comporta una sempre maggiore indipendenza dal
piano biologico (controllo del concepimento, inseminazioni artificiali, uteri
in affitto, adozioni, ecc.) la genitorialità riguarda in maggior misura il
piano culturale rispetto a quello naturale. Nel mondo contemporaneo la funzione
genitoriale risulta sempre più svincolata
dal piano biologico del concepire e dare alla luce, connettendosi con l’assunzione di responsabilità rispetto al figlio - naturale o
adottivo che sia - verso il quale si riconosce di avere dei compiti e dei
doveri precisi sia in relazione ai bisogni primari ( nutrimento, accadimento,
protezione) sia in relazione alla sua educazione e alla sua crescita. Fondamento
della funzione genitoriale è quindi sia l’aspetto relazionale cui è
intrinsecamente legata, sia la scelta cosciente del proprio compito rispetto a
qualcuno che da questo dipende per la sua incolumità, crescita, sviluppo. In
senso intrapsichico questi termini
rappresentano la dinamica affettiva entro cui si svolge lo sviluppo
dell’individuo.
I
principali aspetti di questa funzione sono: nutritiva, protettiva, affettiva,
normativa, regolativa, predittiva.
Alcune di esse appartengono alla modalità materna, altre alla modalità
paterna. Entrambe sono determinate dalla
storia, dal carattere, dalla struttura sociale entro cui sono immerse , pur
rimanendo identiche nel costrutto di fondo.
In quanto archetipi sono presenti sia sul piano personale che
transpersonale e collettivo, e non sono rappresentati solo da padre e madre
reali , ma da tutti quegli aspetti simbolici con cui entriamo in contatto
durante il corso della nostra vita. Se
al materno appartiene fondamentalmente la capacità di “cura” e di contenimento,
a quello paterno fa capo l’educazione e il rispetto dei limiti: entrambe le
funzioni si associano a mille altre potenzialità complementari ed opposte. Sono
compiti che ogni coppia deve assolvere nei confronti del proprio figlio, che sia coppia tradizionale o coppia omosessuale o genitore singolo. Nello sviluppo
dell’individuo tali funzioni vengono interiorizzate e mantenute dentro di sé
come aspetti della personalità adulta , come capacità di auto realizzarsi in
modo autonomo e indipendente. Dallo stadio di fusionalità proprio della condizione prenatale nell’utero
materno ( uroboros) e di totale
identità con la madre, lo sviluppo di ogni uomo ha a che fare con
l’acquisizione del limite, della tolleranza al dolore, del riconoscimento della
separazione dall’Altro e alla sempre maggiore differenziazione del sé dal mondo
esterno. A questo contribuisce in misura rilevante il ruolo paterno. Pertanto
le figure genitoriali divengono immagini
interne sulle quali vengono proiettate esperienze reali o immaginarie derivanti
dal rapporto che si è avuto con i genitori reali e che fondano nel corso della
vita le successive relazioni con gli altri.
Se
ci riferiamo ai genitori in senso stretto, ossia ai ruoli di padre e madre
all’interno della famiglia, dobbiamo
osservare quanto questi siano connessi all’età, alla personalità, allo status
dei soggetti in questione da un lato, dall’altro alla evoluzione dei costumi e
dei modelli societari che hanno sensibilmente modificato la configurazione
tradizionale della coppia genitoriale. Garantire e favorire la complementarietà
relazionale secondo una divisione dei compiti ben definita è oggi molto più
complessa non solo per l’emancipazione femminile e la sua doppia identità (
madre-lavoratice), ma per le nuove tipologie familiari come quelle già
menzionate.
E’ a
motivo della crescente complessità della
famiglia e delle sue nuove configurazioni, che da qualche anno si sono
moltiplicati gli incontri, i convegni, le relazioni di aiuto dedicati a questo
tema e alla difficoltà sempre crescente dei genitori nel portare avanti i
propri compiti educativi soprattutto in momenti difficili come la pubertà o
l’adolescenza, e di fronte ai grandi cambiamenti della società tecnologica ,
della libertà sessuale, della diffusione di comportamenti dannosi ecc.
Se
in precedenza la famiglia era un contenitore più stabile di fronte alle fasi
critiche della vita, oggi la crisi generale che essa vive nella così detta società liquida ( Bauman), rende più variabile
e meno differenziata la sua funzione sia in relazione alla necessaria
complementarietà dei ruoli, sia in relazione alla sua stessa sopravvivenza. Si
parla di una vera “emergenza educativa” che spinge a trovare soluzioni nuove e
più adeguate di fronte alle sfide della modernità. Inoltre, la diffusione delle
scienze psicologiche, della psicoanalisi e della psicologia dell’età evolutiva hanno
portato ad una sempre maggiore attenzione ai fattori educativi, rispetto ai
quali cresce la sensazione di inadeguatezza, l’ansia di non farcela,
contribuendo a generare un’idea di perfezione
quanto mai lontana dalla realtà. Come dice Bruno Bettelheim nel suo “Un genitore quasi perfetto” non esistono
manuali per diventare buoni genitori, ma è un cammino che si compie insieme fin
dalla nascita sulla base dell’ascolto e dell’empatia, evitando di proiettare
sul figlio parti mancanti di noi, o aspetti non realizzati, aiutando quest’ultimo a sviluppare le proprie capacità individuali,
nel rispetto delle proprie doti e capacità , e cercando di conoscere chi è il
nuovo uomo cui abbiamo dato vita.
E’
indispensabile a questo punto riflettere sul cambiamento cui oggi si assiste
rispetto ad una generale omogeneizzazione dell’educazione, sempre meno
differenziata nei ruoli tradizionali, ma direi più improntata su valori
femminili di accondiscendenza, affettività , emotività a discapito della dimensione
più maschile della autorevolezza. Da anni ormai si parla dell’assenza del padre
nell’attuale società, visibile anche in talune professioni ( insegnanti, psicologi,
pedagogisti) sempre più distanti dai compiti educativi di impronta paterna, e
sempre più vicini alla dimensione materna. A questa assenza corrisponde , a mio
parere, una eccessiva invasione di campo da parte delle madri che, accanto agli aspetti che le sono propri, si è fatta carico anche degli altri, divenendo genitore duplice, spesso svalutando agli occhi dei figli la
figura del padre, divenendo sempre più presenti,
controllanti, totipotenti . A tale proposito, osservando ciò che accade tra le
giovani coppie, ma anche e soprattutto nel mio studio professionale, ho scritto
qualche tempo fa un breve articolo su un nuovo profilo della figura del padre
che oggi mi sembra emergere e che ho
definito “Il padre lussurioso” e che non dista molto da figure ben conosciute
nel nostro mondo politico. Ecco come
posso descriverlo: un papi amorevole,
più amico che educatore, dispensatore di piaceri economici, e che spinge al
potere e al successo più che al rispetto dei valori e al senso di
responsabilità. Compiacente,
complice, incarna il modello dell’uomo
vincente, di successo, da imitare più per quello che fa, e che ha, che per quello che è.
Del
resto, per alimentare i nuovi modelli di riferimento non è possibile dimenticare l’ enorme
influenza dei media e della tecnologia che ha potentemente amplificato
tutte le relazioni interpersonali, mettendo al centro il mondo, e spostando il
nucleo fondamentale della comunicazione e del confronto dalla dimensione
familiare e dalle agenzie educative tradizionali alla comunicazione senza limiti della rete e
delle sue modalità interattive. Chat , social network , forum, ecc.
sono oggi il luogo più frequentato delle interazioni sociali, dell’informazione
, dell’educazione e della cultura. Se questo in precedenza era demandato alla famiglia e ai
gruppi sociali primari, dove il modello di identificazione era contenuto e
scelto tra i membri della famiglia (poteva essere il genitore, ma anche uno zio
o un fratello) o della scuola, oggi si
misura con i diversi modelli proposti e resi accessibili dalla rete.
Senza
volere in questa sede approfondire la problematica inerente internet e la sua
influenza , così come altre situazioni legate alla realtà tecnologica, non è possibile riflettere sui diversi
aspetti della attuale problematica genitoriale senza contestualizzarla nella
dimensione culturale e sociale dell’oggi. Molte sono le prospettive da cui
osservarla, molti i paradigmi interpretativi.
Rimane
aperto la vecchia domanda circa l’ influenza dell’educazione e la
responsabilità dei genitori sulla formazione del carattere e lo sviluppo della
personalità: quanto sia a questa attribuibile e quanto al “daimon” personale di
cui ogni individuo è portatore (Hillman) . Certamente i fattori che partecipano all’educazione e alla
crescita di un giovane sono tanti e complessi
, ed è semplicistico continuare a leggerli secondo costrutti oggi non più adeguati ai cambiamenti epocali
della famiglia e della società attuale. Così come è ancora prematuro affermare
se i modelli teorici di ordine psicologico siano ancora esplicativi della
dinamica affettiva: mi riferisco all’edipo freudiano, allo sviluppo del
maschile e del femminile nel modello junghiano , al mito del seno materno e all’importanza
dei primi mesi di vita nella psicologia kleiniana e in generale alla lettura
del rapporto genitori figli che nell’ultimo secolo ha inondato le pagine della
letteratura psicologica. Lasciando da
parte un atteggiamento pregiudiziale, e facendo riferimento anche a dati
provenienti da realtà più aperte della nostra , è possibile affermare che al di
là della coppia tradizionale , se vengono assolte le funzioni genitoriali in modo che , al di
là di chi le eserciti, siano assicurate le risposte di cui ogni figlio ha bisogno,
dalla cura alla autorevolezza, non si
evidenziano particolare problemi nella crescita e nello sviluppo di quest’
ultimo. E’ evidente che modificandosi le
relazioni e le configurazioni genitoriali sia necessario un adeguamento dei
piani di lettura di questi cambiamenti, andando
oltre gli schemi tradizionali finora utilizzati , così come è necessario
trovare soluzioni più adeguate a questi
nuovi profili dal punto di vista giuridico e normativo .
Per
concludere questi cenni ad una problematica vastissima che interessa , come ho
cercato di sintetizzare, molti ambiti e
prospettive , direi che è necessario l’abbandono di idealizzazioni teoriche che
riguardano la famiglia del passato e aprire lo sguardo sulle nuove realtà senza
pregiudizi e moralismi, nella convinzione che i tempi esigono trasformazioni e
che il nuovo non è né peggiore né migliore del vecchio, ma inevitabilmente
diverso.
Un
genitore quasi perfetto, B. Bettelheim
Ed. Feltrinelli
"La
superstizione parentale" da “Il codice dell’anima” , J.Hillman Biblioteca Adelphi
La
vita liquida, Bauman Ed. Laterza
Il gesto di Ettore, L.Zoja Bollati Boringhieri
Avere o essere, E. Fromm , Oscar Mondadori