giovedì 5 maggio 2016

Quando il corpo parla

Riflettendo sulla malattia


Nella visione psicosomatica ogni nostra esperienza si registra contemporaneamente o, in modo più preciso sincronicamente, nella mente e nel corpo. La contemporaneità risolve l'enigmatico salto postulato da Freud come causa ed effetto tra l'uno e l'altro piano, rintracciando nella unità fondamentale di psiche e soma la possibilità di esprimersi nei due registri in modo differente, ma nello stesso momento. Per fare un esempio ricorro alle emozioni: qualunque emozione, dalla gioia alla sorpresa, dal dolore alla paura, dall'attesa al disgusto, crea contemporaneamente una alterazione dello stato mentale e cognitivo di chi la prova, come anche una modificazione delle funzioni fisiologiche (frequenza del battito cardiaco, aumento della pressione del sangue, circolazione di sostanze biochimiche) tanto per partire da situazioni semplici e facilmente verificabili. Siamo soliti pensare che il nostro corpo sia un oggetto da noi posseduto, e non il soggetto fondamentale delle nostre azioni, pensieri, desideri. Eppure tutti sappiamo quanto si illumini il nostro sguardo nei momenti di gioia, e come tutta la nostra persona si incupisca quando sta attraversando un dolore. Senza volere fare un discorso romantico o da psicologia positiva molto di moda in questo periodo, voglio solo osservare come tutti i nostri stati d'animo, pensieri, angosce e patimenti si inscrivano nel corpo se si tratta di contenuti mentali, cosi come, viceversa , raggiungono la nostra mente e la nostra dimensione psichica quando partono da una esperienza corporea. Perchè stupirsi di fronte alla affermazione che tutto ciò che sperimentiamo avviene simultaneamente nel corpo e nell'anima, compresa la malattia, tutte le malattie. La malattia altro non è infatti che la manifestazione somatica di un disagio dell’individuo che così come viene vissuto emozionalmente e psichicamente, allo stesso tempo viene a registrarsi e ad esprimersi sul corpo. Del resto le correlazioni e interazioni tra depressione e malattie tumorali, tra sofferenze emotive e sindromi degenerative, tra ripetuti eventi stressanti e gravi patologie del sistema immunitario, tra prolungati stati di ansietà e malattie cardiovascolari sono ben note nella letteratura scientifica, ma vengono associate in senso generico e senza alcuna specificità. Aspetto invece fondamentale per capire come ognuna di queste patologie sia diversa in ogni individuo, così come la sua insorgenza, il suo decorso e il suo esito e, insieme, il suo significato, la sua funzione, la sua rappresentazione. Come dire che ognuno i questi vissuti si manifesta nel teatro interno ed esterno della persona che la vive, in modo assolutamente unico ed individuale. Non esiste la malattia, esiste il malato è il principio cardine dell'omeopatia. L’esperienza profonda della nostra vita , le nostre delusioni , perdite o fallimenti, plasmano i nostri pensieri e sentimenti, e si esprimono sotto forma di polmonite o di cancro non meno di quanto possa esprimersi in forma di nevrosi ossessiva o di isteria.
Quando uno stato ansioso si prolunga nel tempo scatena nell'organismo un disordine psico-fisico che produce gravi stati di malessere ad ogni livello , alterando le funzioni vitali e gli stessi organi che significativamente ne sono colpiti. Tutti i disordini patologici, cancro compreso, hanno la loro chiave di lettura nella psiche dell’individuo e in quello che sta vivendo o ha vissuto. Il sintomo va considerato pertanto come un richiamo inviatoci dal corpo per riportare la nostra attenzione verso quel determinato punto che ha interrotto e incrinato l'equilibrio della nostra unità psicofisica. Esso è un modo per ricondurre la coscienza dell'individuo alla consapevolezza del suo male, inteso in ogni senso e che, senza escludere i mezzi che la moderna medicina scientifica mette a disposizione, lo integra nella sua totalità con atteggiamento risoluto, orientandolo alla guarigione non vista solo come eliminazione del sintomo, ma come ricerca di una soluzione più adattiva al proprio disagio esistenziale. Non è una prospettiva nuova, né una demagogia della mente, ma una visione che, considerata già da Paracelso e da Pitagora nell'antichità, dona all'individuo la possibilità di farsi parte attiva della propria malattia, scegliendo il percorso di cura con lucidità e determinazione, piuttosto che subirlo. Si può vivere con la malattia come dimostrano tantissimi esempi, o per dirla con Oreste Speciani, di cancro si vive. Tutte le terapie, anche le più invasive, gli interventi chirurgici, e ogni altro mezzo offerto oggi dalla medicina necessita del sostegno, della capacità, della volontà dell'individuo a raggiungere gli scopi. Non è il pensiero magico che entra in azione, ma il desiderio di andare oltre se stessi, oltre il proprio dolore. Basta accettarlo, dialogare con esso senza rimuoverlo o esorcizzarlo, evitare che la sua presenza si diffonda anche dove non è necessario, viverlo senza lasciarsene distruggere, possederlo piuttosto che farsene possedere. Non è un mantra, ma una condizione dell'anima, uno stato entro il quale la vita di sempre assume altri contorni e nuovi connotati.