Cosè il Potere e come
definirlo? Le definizioni sono
innumerevoli , le analisi molteplici: da
Platone a Machiavelli, da Schopenhauer a Nietzsche , da
Weber a Foucault, da Adler a Jung la
fenomenologia del potere ha sempre interessato gli studiosi di ogni tempo. Mi piace partire dalla descrizione che ne fa Hillman, : In senso ampio – dice- esso è una potenzialità. Non il fare, ma la
capacità di fare. Per quanto il concetto di Potere rimandi subito alla
dimensione politico sociale nonché a quella religiosa, così come all’idea di gerarchia,
dominio o supremazia, nella sua forma
più semplice il potere è una “possibilità”
inerente l’essere soggettivo o collettivo nel suo agire. Ogni individuo quindi,
così come un gruppo, un’ organizzazione,
una collettività sociale, possiede il
potere di fare, pensare, essere: è proprio a queste dimensioni che voglio riferirmi. Se riflettiamo attentamente, il potere
è insito in ogni cosa e manifestazione dell’essere, al di là dell’individuo:
pensiamo al potere della Bellezza, o al potere dell’Amore come ancora quello della
Parola, o della Verità. Citando
Hillman, esso spunta da ogni parte : è il
contenuto più frequente di ogni nostro discorso o determinazione, progetto o idea. Nella Bibbia , tra gli
appellativi di Dio c’è quello di Potente anzi di Onnipotente. Ma
parliamo anche del potere del Male, o del potere della Conoscenza. Insomma il
potere è trasversale alla vita in senso collettivo, sociale, individuale, ideologico, comunicazionale. Foucault lo ritiene
“onnipresente” nei rapporti umani, nella comunicazione e nella
informazione. In ogni relazione esiste un rapporto di potere, spesso
immediatamente palese, altre volte più nascosto e mascherato.
L'analisi di Foucault si sofferma su ciò che sta "in basso", nell'intenzione di portare alla luce ciò che si nasconde
sotto la superficie dei fenomeni. Egli esamina non il potere sovrano che si esercita dall'alto, ma i micropoteri che sono
diffusi a livello del quotidiano, gli
effetti che il potere genera nella società, nelle forme della cultura e del
sapere. L’individuo e la rete di
rapporti entro cui è inserito è intriso dal potere dell’educazione, delle
ideologie, dei condizionamenti e degli insegnamenti che lo fanno essere quello
che è, lo plasmano nei pensieri e nei
comportamenti, nei desideri, nel corpo, nei bisogni; ogni soggetto è il
prodotto di tutto ciò con cui viene a
contatto e dalle pratiche educative e disciplinari attraverso cui si fissano i
principi fondamentali del come essere e del chi essere. Il Potere insomma
permea la vita stessa degli individui e delle collettività. Più che mai nella
società contemporanea siamo assoggettati al potere della scienza, della
medicina, dell’evoluzione e della tecnologia.
Le sue forme e i suoi regimi, plasmano l’uomo e le società. In ognuna
delle sue forme è imprescindibile il
concetto di subordinazione : che sia un’idea, o un concetto, un individuo o un
gruppo di individui, c’è sempre un qualcosa che agisce “su” qualcos’altro, ed è
in quel su che si sostanzia
l’essenza del potere. Hillman rimanda inevitabilmente alla posizione di
superiorità: c’è sempre un soggetto la cui azione si dirige verso il basso, per ottenere il risultato che vuole: ha in sé un movimento discendente.
Ancora, il
potere è connesso alla volontà di potenza per dirla con
Nietszche o al complesso di potenza
richiamandomi a Jung. In Tipi psicologici quest’ultimo afferma:
Chiamo complesso di potenza l’insieme di tutte quelle rappresentazioni
e di quelle aspirazioni che tendono a collocare l’Io al di sopra di altre
influenze e a subordinare queste all’Io, sia che tali influenze provengano da uomini e da
situazioni, sia che esse provengano da impulsi, sentimenti e pensieri propri,
soggettivi. L’espressione chiave in questo passo è ancora una volta quel “stare sopra” qualcun’ altro o
qualcos’altro con modalità e strumenti differenti. Si può stare sopra con la
violenza, la forza, la persuasione, la manipolazione, la sessualità, l’inganno:
gli infiniti volti del potere che ci
sono abbastanza familiari, perché di queste sue espressioni è piena la storia
di ogni tempo. Anche in senso psichico è possibile esercitare violenza su sé stessi, subordinando a quella parte che detiene la supremazia – l’Io
cosciente - con la repressione o con la rimozione le altre
parti di sé che vorrebbero esprimersi
e liberarsi. Perché supremazia o tirannia o assolutismo richiamano inevitabilmente
il concetto di schiavitù, che sia psichico, sociale o politico. Richiamandomi
al concetto freudiano del Super Io, tutta la nostra personalità è subordinata
ai principi e alle leggi che esso
rappresenta, spesso con la coercizione patologica, e con l’assolutismo di un
tiranno.
Nel ciclo che ho pensato sono
voluta partire dal Potere nella sua forma più primitiva, per dirla ancora con Freud , quella agìta dalla
parte pulsionale attraverso la forza e la prevaricazione sessuale,
che nel noto film di Kubrick si lega e
si intreccia con quello della medicina e dei suoi mezzi più repressivi e violenti. Ho continuato a volerlo tracciare attraverso la
relazione uomo-donna e nella tematica dell’Eros nei suoi aspetti sado- maso :
la passione incoercibile tra vittima e carnefice nel contesto storico politico
nazista che infine distrugge entrambi.
Continuando, con il film di Almodovar ,
nella visione potentemente estetica di una tragedia personale non risolta,
laddove si consuma il potere distruttivo della scienza e delle nuove tecnologie che, se arbitrariamente
utilizzate , diventano armi micidiali al
servizio di narcisistici progetti
personali. Con il Discorso del Re,
arriviamo forse alla più beffarda anomalia
che , in una figura di alto prestigio come quella di un sovrano, ne limita la
potenza e ne impedisce la gloria. Ho voluto, attraverso questo percorso
cinematografico, soffermarmi in particolare sui risvolti più inediti del potere
, sulla sua faccia oscura, insistendo su
quelle anomalie che sempre lo accompagnano , spesso spia di grandi fragilità
psichiche e di grandi contraddizioni sociali.
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