“Come il nostro corpo reca in sé le tracce della sua evoluzione filogenetica,
così fa anche lo spirito. Non c’è quindi niente di strano nell’ipotesi
che il linguaggio metaforico dei nostri sogni sia un relitto arcaico.”
C.G. Jung
Tre sogni
Sogno
di essere in un lido sul mare. Sono con mia madre. Il lido è vuoto. Io gioco sull’acqua
con una specie di surf. A tratti volo sull’acqua. In certi momenti ho paura di
cadere, ma mi sento leggero. Poi mia madre mi chiama per tornare a casa.
Sono
in un lido, da sola. L’acqua è bassa e trasparente. Devo andare dall’altra
parte, dove c’è un altro lido che non conosco. Mi trovo su una specie di ponte
e sto cercando di capire come fare per passare dall’altra parte.
Sono in un lido, che però si trova in montagna.
Infatti non vedo il mare anche se so che c’è. Devo andare dall’altra parte, un
altro lido. Per raggiungerlo devo camminare sul fianco di questa montagna in un
sentiero molto ripido. Ho paura e non so come fare. Mi tengo con le mani alle
pareti e non vedo ciò che c’è giù in basso. Sul sentiero incontro una donna che
mi dice che tutti ce la fanno: è solo questione di abitudine.
I sogni che ho
riportato sono stati fatti da tre pazienti che ho seguito , nello stesso arco di tempo. Per ognuno, il sogno
sembra dare un’indicazione sull’evoluzione del processo di cura . L’ultimo
sogno, quello di L., pur essendo stato fatto nello stesso periodo, è tuttavia
un sogno di inizio terapia, essendo in
quel momento il rapporto terapeutico più recente rispetto a quello degli altri
due: ma a parte i toni più oscuri il messaggio sembra essere identico. In tanti anni di esperienza, pur avendo
riscontrato in pazienti diversi sogni similari, testimonianza di un processo
individuativo attivo a livello psichico,
non mi è mai capitato di trovare sogni così simili e pressoché
contemporanei nei pazienti che stavo
seguendo.
La cosa mi ha
profondamente colpito pur avendo conoscenza di quanto le immagini della psiche
siano potenti e di come siano parte di un unico lessico
collettivo di cui tutti siamo in possesso. La contemporaneità di tale comparsa
in soggetti pur così differenti ha suscitato in me il desiderio di
indagare meglio sul senso della loro apparizione nella coscienza delle persone
che stavo curando.
In modo molto
sintetico, cercherò prima di tutto di
esporre la problematica individuale dei tre pazienti accennando brevemente alle
loro storie.
R. anni 20
Lo incontro per
la prima volta in ospedale, inviato dal medico di P.S. dove era stato ricoverato per un attacco
di panico. Era già accaduto altre volte.
Maggiore di due
figli maschi di una famiglia modesta, R. è iscritto alla facoltà di ingegneria
in seguito al completamento degli studi scientifici, dimostrando anche al liceo capacità, impegno e serietà .
Subito mi racconta della propria sofferenza a causa di una crisi familiare di
cui si è fatto particolarmente carico, sperando di potere contribuire a
risolverla.
E’ visibilmente
stressato e preoccupato . L’espressione è triste. L’atteggiamento ansioso.
Fisicamente dimostra molto meno dell’età che ha. Non ha avuto ancora esperienze
sessuali. Il suo hobby preferito è il calcio. Riferisce l’inizio dei suoi
disturbi in seguito alla morte della nonna.
B. anni 28
B. è una giovane
architetto. Già prossima al matrimonio, viene lasciata dal suo fidanzato senza
alcuna spiegazione sei mesi prima del nostro primo incontro. Insieme da circa
otto anni, avevano condiviso la scelta di sposarsi, cominciando già i
preparativi di rito, individuando il locale per la festa e partecipato a tutti
la loro intenzione. Senza un apparente motivo, B. si trova dinnanzi alla
decisione inflessibile del fidanzato che
in modo perentorio le comunica la fine della storia. Orgogliosa e altera, la
giovane donna accetta quasi passivamente la determinazione del suo compagno
che, fra l’altro, le lascia il compito di provvedere alla disdetta di tutto ciò
che avevano organizzato.
Quando la
incontro , dopo un periodo in cui aveva
provato a reagire da sola, sento in lei bruciare
la mortificazione, la perdita e il fallimento di tutto ciò in cui aveva creduto
fino a quel momento. La strada su cui credeva di camminare tranquilla era
sparita in un attimo, lasciandola vuota,
arrabbiata, senza alcuna fiducia nel domani.
L. è un avvocato
, nubile, un fratello che vive lontano, una impresa familiare della quale si
occupa insieme al padre. Quando mi telefona per il primo appuntamento mi
comunica subito di avere bisogno di rivedere la propria vita . Già dalla voce
avverto una sofferenza che quando ci vediamo si traduce immediatamente in pianto
e nel profondo rammarico di avere perduto la sua migliore amica, il suo
appoggio, il suo più inattaccabile riferimento. Pur essendo consapevole della
propria autonomia - vive da sola e ha
una professione che esercita brillantemente - afferma di non sopportare più di fare tutto da sola. Crede di avere
rovinato tutti i suoi rapporti per via della propria
“pesantezza” e
di non avere più alcuna opportunità di liberarsi dalla propria solitudine.
Da queste brevi
note sui casi clinici cui mi riferisco è evidente in ognuno di essi la presenza di una crisi
affettiva e la rottura di un certo
equilibrio che in precedenza aveva dato la sensazione della sicurezza e della
stabilità. Il senso di solitudine verbalizzato da L. era stato rappresentato da R. in alcuni sogni
precedenti come “solitudine cosmica”: mi
trovavo solo sotto un cielo enorme, e da B. come un destino essendo ormai
convinta dell’ “impossibilità di fidarsi” di chiunque altro . I tre sogni
descritti , pezzi di un ben più vasto
mosaico , sembrano alludere alla necessità di un passaggio che per ogni
sognatore ha il significato preciso di lasciare una dimensione conosciuta per
un’altra ignota, talora intravista, tal’altra inaccessibile.
In particolare
per il giovane R. il sogno raccontato era stato preceduto da sogni molto oscuri
dove lo stesso era immerso in uno spazio sconfinato e vuoto senza alcuna struttura protettiva né
alcun punto di riferimento. Da questa iniziale immagine, R. inizia a sognare
prima una struttura metallica che lo
riparava dal cielo, poi l’interno di una immensa casa dalle pareti trasparenti abitata da molta gente, per poi giungere attraverso
un preciso percorso onirico al sogno del Lido.
Mi sono chiesta
cosa simbolicamente potesse
rappresentare il lido per i tre sognatori. Facendo
lavorare la mia immaginazione, un lido è una struttura abitativa semplice ma
precisa, certamente precaria, che si erige sul mare.
Se il mare, come
è noto, è simbolo dell’inconscio, regno
delle emozioni, luogo del femminile e del materno, il lido sembra potere
rappresentare la prima comparsa di un Io differenziato che con le parti profonde comincia a
confrontarsi.
Il lido come struttura primaria dell’Io
Lasciando andare
l’intuito , il lido, con le cabine in fila somiglia in qualche modo ai villaggi
primitivi, costruiti dagli indigeni per
ripararsi dalle onde del mare. Tradotto in termini simbolici sembra una prima
costruzione dell’Io ancora molto legata al mondo indifferenziato delle acque
che l’essere individuo comincia ad abitare. Vale la pena di notare che nel
sogno del giovane il lido è ancora collegato alla figura della madre, ma da
essa è già distaccato come se, dopo i sogni bui di un universo senza limiti nel
quale si sentiva immerso, si delineassero finalmente i confini non solo tra sé e la madre, ma anche
tra aria-pensiero , acqua-emozioni e terra- materia sulla quale la presenza materna si mostra non inglobante. E’ il caso ancora di osservare che nel periodo
di questo sogno, R. si è già svincolato da alcuni opprimenti compiti legati
alla sofferenza familiare (della madre tradita , in particolare) e che stesse sperimentando
nella realtà le proprie forze e le proprie capacità individuali non soltanto connesse al dovere, ma anche al
“piacere”.
Anche il sogno
di B. , laddove il mare e la spiaggia erano stati elementi ricorrenti più volte
nell’arco di circa due mesi, si manifesta nel momento in cui una nuova
relazione sentimentale sta prendendo forma, facendo riferimento a un paesaggio
interiore più rasserenato anche se ancora in elaborazione. B. ha dovuto con
molta fatica abbandonare la visione sulla quale aveva edificato la sua vita,
nella quale il matrimonio sembrava un porto certo e segnato da sempre. Rivedere
il presente sotto una luce diversa, e orientarsi verso una struttura di pensiero
nuova e ancora poco interiorizzata, le impone un passaggio non ancora
completato ma, al momento del sogno, vissuto come confortante malgrado la ferita alla fiducia resista
ancora sotto l’apparente serenità che sembra avere recuperato.
Più oscuro è
senz’altro il paesaggio interiore che si palesa nel sogno di L. In questo caso
il lido non è sulla spiaggia, ma in montagna, da dove il mare non è visibile
pur nella consapevolezza della sua presenza. Inevitabile in questo caso fare
riferimento alla distanza tra un alto
e un basso, simbolicamente
espressione di un Io razionale poco disposto ad accogliere le istanze che
vengono dal basso. Una cesura quindi tra intelletto e desiderio, tra io ed es, bene
espresse dalla paura che la sognatrice manifesta nel sogno e nel suo attaccarsi
alle pareti della montagna dove si trova in cammino verso l’altra parte del lido. La
comparsa di un donna sconosciuta , che può essere considerata come una parte di
lei meno rigida e più disponibile al cambiamento, smorza i toni tragici di un
sogno che lascia la paziente molto turbata. Anche in questo caso però il lido
in montagna, metafora di una struttura mentale esageratamente razionale, sembra
volere indicare la necessità di abbandonare una modalità esistenziale non più adeguata alla realtà del soggetto, ai propri bisogni e desideri rispetto ai quali la paziente sembra
avere posto una eccessiva distanza di
sicurezza. E’ il caso di aggiungere che, al contrario, le relazioni affettive di L. sono state improntate ad una dimensione fusionale ancora infantile
di dipendenza nella quale l’io-adulto si
smarrisce facilmente e per questo difensivamente interrotte aggrappandosi alla dimensione opposta della estrema intellettualizzazione.
Tutti e tre i
sognatori si trovano in definitiva in una fase di evoluzione del proprio
percorso psichico dove la necessità di un dialogo interiore tra le parti (
espresse dall’immagine del mare-lido) costituisce il significativo passaggio ad una nuova, ancorchè sconosciuta, dimensione.
Ho voluto
riportare questi sogni, nella loro similarità, per la forza curativa che hanno
portato nella conduzione della terapia segnalando alla coscienza del sognatore
una mappa abbastanza precisa del cammino che stavano compiendo. Se il sogno è
sempre considerato un ponte tra conscio e inconscio i tre sogni riportati ne
rappresentano l’essenza. Senza pensare che l’ipotesi interpretativa secondo la
quale mi sono mossa sia la più idonea a intendere ciò che stava avvenendo nella
psiche dei tre pazienti, non c’è dubbio che il messaggio percepito faccia
riferimento al percorso di cambiamento già in atto, al quale il sogno ha
contribuito a fornire maggiori indicazioni.
La presenza dello
stesso motivo in casi individuali, come quelli che ho narrato. dimostra che la psiche
umana è solo in parte unica e soggettiva e personale: per l’altra parte invece
è collettiva e oggettiva. La coincidenza delle immagini e il ripetersi della
stessa scena come nucleo centrale del sogno testimonia la capacità dell’anima di attingere ad un vasto
bagaglio di simboli da sempre sedimentati nella storia dell’uomo per narrare
le vicende che la attraversano.
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