Sarcastico,
grottesco, istrionico, potente, Birdman rappresenta in modo
paradigmatico la condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo
stretto tra i molteplici piani di una realtà confusa con la
finzione e di una finzione confusa con la realtà.

Nell’ambiente a tratti claustrofobico di un noto teatro di Broadway , corridoi e camerini, specchi e artifici di ogni genere, Riggan Thompson cerca di emanciparsi dal personaggio del Superuomo che lo ha reso famoso nel cinema hollywdiano degli effetti speciali, per provarsi sul palcoscenico dell’arte drammatica, portando con se’ tutti i pesi del suo narcisistico passato: il mancato rapporto con la figlia, il fallimento del proprio matrimonio, il decadimento della sua fama, il dubbio sulla autenticità del proprio valore. Per far questo ricorre all’adattamento da lui stesso diretto e interpretato di un racconto di Raymond Carver dal titolo “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”. Titolo che contiene tutto il dilemma esistenziale che lo tormenta.
Inseguito dalla voce
del suo personaggio , divenuto ora il suo alter ego, Riggan dovrà
confrontarsi non soltanto con l’ attore protagonista, la cui
arroganza e competitività cerca di distruggerlo artisticamente ma,
e in modo ben più drammatico, confrontarsi con se stesso, con
l’immagine nella quale si è sempre identificato per ottenere
ammirazione e notorietà , ma che non ha soddisfatto il reale
bisogno di essere amato. In questa progressiva quanto sfumata
differenziazione tra l’attore e l’uomo , cresce la
consapevolezza di essere stato quello che l’Altro voleva che
fosse: "Ho
solo cercato di essere quello che tu volevi. Ho speso ogni singolo
minuto a essere quello che non sono. Solo per essere amato da te".
Nella sequenza
ininterrotta tra dialogo interiore e azione scenica , Inarritu
inserisce la spietatezza dello sguardo altrui che non nell’essere
ma nella performance
cerca
l’esaltazione del vivere e i valori da celebrare , come la società
contemporanea ci induce a cercare, spingendo a credere che nella
frammentarietà dei rapporti in rete e nella notorietà
attribuitaci dai media si possa trovare ciò che si vuole.
Se la performance di
Riggan
raggiunge infine il successo e l’applauso cercato, la coscienza
della propria alienazione invade disperatamente la scena interna,
senza più possibilità di mistificazione nè di compensazione.