sabato 13 ottobre 2012

Non c'è amore più sincero di quello per il cibo. George Bernard Shaw



Bulimia
A differenza dell’obesità, che è una vera e propria malattia sociale, la bulimia insieme all’anoressia è una patologia di natura esclusivamente psichica. Inoltre essa non è necessariamente collegata ad un aumento ponderale, ma si riscontra in persone apparentemente normali, anche perché la loro condotta alimentare è tenuta in segretezza e pertanto sfugge alla attenzione degli altri. Chi soffre di bulimia nervosa è portato a grandi abbuffate, spesso notturne, cui fanno seguito comportamenti compensatori come il vomito autoindotto , diete ferratissime, talora digiuni e uso frequente di lassativi e diuretici. La spinta a rimpinzarsi è dovuta ad un sentimento di grande vuoto interiore, che fa capo a relazioni affettive fallimentari o inesistenti. Nel disperato tentativo di riempire questo vuoto, chi ne soffre intrattiene con il cibo una relazione tossica che devasta il suo corpo come la sua psiche. L’ossessiva dipendenza dal cibo è fonte di gravi sensi di colpa che in molti casi inducono ad atti autolesionistici. Mentre nell’anoressia questa sofferenza è palese e la persona anoressica non riesce a tenerla nascosta, nella bulimia il comportamento dannoso è tenuto sotto controllo e spesso assolutamente invisibile.
Il pensiero ossessivo del cibo “riempie”  la mente proteggendola da emozioni come la rabbia, la paura, il desiderio, che per vari motivi non si è capaci di gestire. Il cibo, così come la bilancia e tutti  i vari meccanismi compensatori cui ho accennato, sono una potente difesa contro altri pensieri intrusivi, al riparo della consapevolezza dei propri veri problemi che quasi sempre sono collegati al rifiuto di sé stessi, ad un cattivo rapporto con il proprio corpo, fonte di una tensione intollerabile, e al senso di disistima personale.
Accanto alla bulimia vera e propria esistono “atteggiamenti bulimici” che è possibile osservare non solo in relazione al cibo,  ma  in tutti quei comportamenti ossessivi che inducono a soddisfare i propri bisogni di natura affettiva attraverso il consumismo sfrenato, o i rapporti sessuali usa e getta,  o altre esagerazioni comportamentali che in ogni caso risultano dannosi per la persona. Mangiare e riempirsi e vomitare diventano parti integranti di un copione cui è impossibile resistere.




Anoressia
Come la bulimia, anche l’anoressia nervosa appartiene al gruppo di patologie di origine psichica. E anche questa viene considerata una malattia del mondo industrializzato. Si riscontra più frequentemente nelle donne, ma ultimamente è in aumento anche tra i giovani maschi. Molto spesso bulimia e anoressia si alternano nella stessa persona, in fasi temporali diverse o anche in una continua oscillazione tra l’una e l’altre.  Nel suo  “Tutto il pane del mondo” ( Bompiani)  Fabiola de Clercq racconta molto bene come le due forme possano coesistere e rafforzarsi reciprocamente.
Il rifiuto ostinato del cibo, insieme alla amenorrea nelle donne, alla perdita di interesse sessuale, e alla paura ossessiva di ingrassare, viene spesso ricondotto  ad un desiderio di “spiritualizzazione”, che vede nella carne e nei suoi bisogni un attaccamento alla vita terrena cui si intende rifuggire. Una ideologia ascetica sembra sposare alcune tendenze ossessive della personalità che nel diniego della materialità esalta i valori della mente e dello spirito, talora accompagnato da un vero è proprio disprezzo o disgusto per chi normalmente ne gode.   Manca nell’anoressico  il riconoscimento della propria patologia, e dei sentimenti di vergogna e di colpa che assillano il bulimico.  Al contrario  l’esibizione della propria magrezza è giustificata da scelte ideologiche o razionalizzazioni tese a sostenere ed ostentare la propria scelta. Tutto ciò poggia  su una alterata percezione del proprio corpo  che viene sempre considerato in modo irrealistico, sottoposto ad un controllo rigoroso e costante.  Spesso la dismorfofobia  raggiunge livelli estremi di distorsione percettiva che vanno anche al di là degli aspetti propriamente legati al proprio corpo. Tra le cause psicologiche si possono ritrovare esperienze familiari negative, delusioni sentimentali, lutti o gravi incidenti occorsi a persone care, abusi sessuali. Il rifiuto del problema è spesso indice di aggressività auto ed etero diretta, di ribellione,  con conseguenze sul piano affettivo relazionale e , naturalmente, sul piano della salute. Il potere fare e disfare, mangiare e vomitare, dà l’illusione di controllo di sé e del proprio mondo,  attorno al quale gira un potente senso di frustrazione e di sofferenza.
Come afferma Fabiola De Clercq nell’opera citata , che è il diario della sua malattia, “Per dimostrare la mia volontà di vivere malgrado tutto, io non vivo. Sto mimando la vita come un’attrice interpreta una parte. Ora non sono più capace di uscirne.”


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