sabato 27 ottobre 2012

La Vita in ospedale e l'Anima collettiva

L'ospedale è un mondo che riproduce le stesse leggi dell'universo. Come ogni altro organismo vivente è regolato da un Ordine che è continuamente sottoposto alle variazioni del Caso e pertanto in una mutazione continua. Ogni giorno chi vi lavora è alle prese con la malattia, la morte, la sofferenza. Ma anche la nascita, i risvegli, le esperienze felici che rendono il lavoro di ognuno di noi tollerabile e meno pesante. Ma dentro un organismo sociale non ci sono solo lavoratori, non solo medici o infermieri o dirigenti, ma uomini e donne, madri e figli, nonni, fratelli amici. Nessuno è immune dagli stessi dolori dei pazienti che cura; nessuno è protetto di fronte alle intemperanze del caso.
E' successo ieri. Tra i tanti giovani più o meno fortunati che arrivano nelle nostre corsie, alcuni non ce la fanno. E' toccato al figlio di un collega, di un medico esperto, di un amico sincero. Non è riuscito nemmeno a provare di salvare il suo ragazzo. Eppure lo ha fatto tante volte.
Il suo ragazzo aveva venti anni. Come accade ogni volta che muore un giovane uomo, la tristezza e il lutto ci invade. Poteva accadere a chiunque di noi, ma è successo a lui. In un ospedale, dove le storie di vita e di morte si intrecciano ogni momento, e altrettanto rapidamente si sciolgono, oggi è accaduto tra noi. L'organismo ha un sussulto,  si ferma. Non basta più nè l'impegno, nè la naturale rimozione dietro i nostri camici. Adesso tocca a noi, a una grande famiglia in pena, a un medico che è ora  un padre avvolto nel suo dolore. E' stato il pianto di un'unica Anima oggi a dare addio a questo ragazzo, era il figlio di tutti noi.
Un silenzio irreale ha inondato l'aria. Una tristezza senza precedenti, una sentimento di dolorosa comunanza . Ancora una volta la ruota ha fatto il suo giro, sfiorandoci da vicino.
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