domenica 3 marzo 2013

Il narcisismo nella società contemporanea

 
 
Queste storie non avvennero mai, ma sono sempre”.  

Cosi Sallustio descriveva il mito nel I secolo  avanti Cristo riferendosi alla sua eterna presenza in ogni epoca della storia dell’uomo.

Niente di più vero se pensiamo all’attualità del mito di Narciso nel mondo moderno dove  la  maniacale  considerazione  nei confronti di un sé grandioso  non finisce di manifestarsi  in ogni aspetto della  vita personale e collettiva .

Nel mito Narciso è un giovane superbo e bellissimo “condannato” dagli dei ad essere innamorato di sé stesso e a passare  la propria  vita ad ammirare  la propria immagine riflessa in uno specchio d’acqua. Indifferente e sprezzante delle offerte d’amore che gli altri gli manifestano , in particolare quella della ninfa Eco, finisce per rimanere prigioniero della propria immagine e alla fine  di morire  struggendosi della impossibilità di possederla .

Da questa leggenda, dalle molte versioni e qui esemplificata al massimo,  deriva l’attuale termine di narcisismo, usato da Freud nel 1914 per indicare quella fase dello sviluppo ( narcisismo primario)  in cui il bambino non ha ancora stabilito delle vere relazioni con il mondo esterno, rimanendo concentrato sulla soddisfazione dei propri bisogni . Questa disposizione affettiva,  che connota le prime fasi dello sviluppo, resiste  fondamentalmente nel narcisista  che , anche in fasi molto più avanzate , fa di sé stesso il principale oggetto di investimento affettivo. Il soggetto narcisistico è talmente preso da sé stesso da non avere maturato quella capacità di relazionarsi con l’altro in modo idoneo, né di provare empatia, o di mostrare interesse per l’Altro se non nella misura in cui  sia connesso al proprio personale interesse.

Nella psicopatologia si parla di disturbo narcisistico della personalità quando nell’individuo si riscontra:

1.     Senso grandioso del sé e  senso esagerato della propria importanza

2.     Fantasie di successo illimitato, di potere, di effetto sugli altri

3.     Richiesta di ammirazione eccessiva rispetto al normale o al proprio reale valore

4.     La convinzione che gli altri  debbano soddisfare le proprie  aspettative

5.     Approfitta degli altri per raggiungere i propri scopi

6.     Non ha sentimenti , né prova empatia per gli altri

7.     Cerca sempre di attrarre l’attenzione in modo predatorio

Il problema di fondo del narcisista è l’incapacità di amare collegata ad una ferita originaria nelle relazioni affettive che ha alterato o bloccato il passaggio evolutivo dalla fase del  narcisismo primario al rapporto oggettuale. Il narcisista non ha ricevuto una adeguata educazione al sentimento ,   contro invece la grande attenzione prestata  all’immagine. Lo svuotamento dell’identità personale della capacità di sentire  riduce pertanto l’Io al suo mostrarsi, impoverendo il senso della  sua autenticità, dell’autostima e del valore personale,  ingigantendo l’ideale dell’Io verso cui è continuamente proiettato senza  mai raggiungerlo. Il culto dell’immagine pertanto è compensatoria del mortificante vuoto interiore che l’Io grandioso ha perpetrato a danno del vero Sé.

Alludendo al carattere individuale e collettivo di tale tratto della personalità, Lowen che è stato uno dei più appassionati studiosi del narcisismo, lo descrive come una condizione sia psicologica che culturale caratterizzata dall’ostinata negazione dei sentimenti da cui derivano desolanti rapporti manipolatori e inautentici.              
Senza volere addentrarmi in un’analisi sociopolitica del narcisismo mediatico oggi imperante nel quale più o meno  siamo tutti immersi, è evidente come il culto di un ideale dell’io irrealistico e molto distante da ciò che è effettivamente raggiungibile, porta gli altri a credere in una immagine fittizia e  manipolatoria   pur di ottenerne credito e sostegno. Entro questa cornice possiamo pure inserire il grande successo dei social network, dove l’individuo  decide di esporre agli altri l’ immagine di sé che più desidera,  mettendo  in scena  la propria vita privata, o almeno quella che decide di fornire . Dietro tutto ciò è attiva l’intenzione “grandiosa” di  apparire al mondo  affrancandosi  dalla silenziosa e nascosta dimensione privata in cui si vive.
Senza in alcun modo negare il valore   di questi strumenti, credo tuttavia che il  proliferare delle comunità virtuali  alimenti un costrutto narcisistico della personalità, soprattutto negli adolescenti che finiscono per vivere di più i rapporti  in rete che in casa propria, più abili ad esibire che a vivere le proprie emozioni.  In questa continua pubblicizzazione , ormai condivisa e considerata normale dalla odierna società, anche il termine narcisismo è un’aggettivazione del modo di essere contemporaneo che non produce nessun effetto, rimanendo un modo di dire ritualistico e svuotato di vero significato. Nell’attuale contesto inondato di immagini offriamo e scegliamo infatti quelle che ci gratificano di più o che corrispondono maggiormente alle nostre idealizzazioni, scartando nell’indifferenza o addirittura ignorando quelle che potrebbero  suscitare emozioni meno apprezzabili. Se rileggiamo i punti sopra riportati a proposito del disturbo narcisistico della personalità , ci accorgiamo  facilmente  che sono tratti ovunque rilevabili nella società odierna, sintomi  della sua malattia  e della sua  visione sempre più  distorta della realtà. In questo  aspetto si sostanzia  più che mai la psicopatologia del narcisista  che , non avendo una adeguata stima di sé,  si sente confermato e rassicurato solo nel riflesso che suscita negli altri, non tanto per instaurare delle vere relazioni affettive, ma per trarne ammirazione evitando il rischio del confronto e del fallimento che questo  potrebbe comportare.

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