lunedì 11 marzo 2013

Un lido in mezzo all’anima

 

“Come il nostro corpo reca in sé le tracce della sua evoluzione filogenetica,
così fa anche lo spirito. Non c’è quindi niente di strano  nell’ipotesi
che il linguaggio metaforico dei nostri sogni sia un relitto arcaico.”
C.G. Jung

 

                                                                                                                                                            Tre sogni

 
R. , a. 20

Sogno di essere in un lido sul mare. Sono con mia madre. Il lido è vuoto. Io gioco sull’acqua con una specie di surf. A tratti volo sull’acqua. In certi momenti ho paura di cadere, ma mi sento leggero. Poi mia madre mi chiama per tornare a casa.

 
B. , a 28

Sono in un lido, da sola. L’acqua è bassa e trasparente. Devo andare dall’altra parte, dove c’è un altro lido che non conosco. Mi trovo su una specie di ponte e sto cercando di capire come fare per passare dall’altra parte.

 
L., a 42                      

Sono in un lido, che però si trova in montagna. Infatti non vedo il mare anche se so che c’è. Devo andare dall’altra parte, un altro lido. Per raggiungerlo devo camminare sul fianco di questa montagna in un sentiero molto ripido. Ho paura e non so come fare. Mi tengo con le mani alle pareti e non vedo ciò che c’è giù in basso. Sul sentiero incontro una donna che mi dice che tutti ce la fanno: è solo questione di abitudine.

 
I sogni che ho riportato sono stati fatti da tre pazienti che ho seguito , nello stesso arco di tempo. Per ognuno, il sogno sembra dare un’indicazione sull’evoluzione del processo di cura . L’ultimo sogno, quello di L., pur essendo stato fatto nello stesso periodo, è tuttavia un sogno di inizio terapia, essendo  in quel momento il rapporto terapeutico più recente rispetto a quello degli altri due: ma a parte i toni più oscuri il messaggio sembra essere identico.  In tanti anni di esperienza, pur avendo riscontrato in pazienti diversi sogni similari, testimonianza di un processo individuativo  attivo a livello psichico, non mi è mai capitato di trovare sogni così simili e pressoché contemporanei  nei pazienti che stavo seguendo.
La cosa mi ha profondamente colpito pur avendo conoscenza di quanto le immagini della psiche siano potenti  e  di come siano parte di un unico lessico collettivo di cui tutti siamo in possesso. La contemporaneità di  tale comparsa  in soggetti pur così differenti ha suscitato in me il desiderio di indagare meglio sul senso della loro apparizione nella coscienza delle persone che stavo curando.

In modo molto sintetico, cercherò prima di tutto  di esporre la problematica individuale dei tre pazienti accennando brevemente alle loro storie.

 
R. anni 20

Lo incontro per la prima volta in ospedale, inviato dal medico di  P.S. dove era stato ricoverato per un attacco di panico. Era già accaduto altre volte.
Maggiore di due figli maschi di una famiglia modesta, R. è iscritto alla facoltà di ingegneria in seguito al completamento degli studi scientifici, dimostrando  anche al liceo capacità, impegno e serietà . Subito mi racconta della propria sofferenza a causa di una crisi familiare di cui si è fatto particolarmente carico, sperando di potere contribuire a risolverla.
E’ visibilmente stressato e preoccupato . L’espressione è triste. L’atteggiamento ansioso. Fisicamente dimostra molto meno dell’età che ha. Non ha avuto ancora esperienze sessuali. Il suo hobby preferito è il calcio. Riferisce l’inizio dei suoi disturbi in seguito alla morte della nonna.

 
B. anni 28

B. è una giovane architetto. Già prossima al matrimonio, viene lasciata dal suo fidanzato senza alcuna spiegazione sei mesi prima del nostro primo incontro. Insieme da circa otto anni, avevano condiviso la scelta di sposarsi, cominciando già i preparativi di rito, individuando il locale per la festa e partecipato a tutti la loro intenzione. Senza un apparente motivo, B. si trova dinnanzi alla decisione inflessibile  del fidanzato che in modo perentorio le comunica la fine della storia. Orgogliosa e altera, la giovane donna accetta quasi passivamente la determinazione del suo compagno che, fra l’altro, le lascia il compito di provvedere alla disdetta di tutto ciò che avevano organizzato.
Quando la incontro , dopo un periodo in cui  aveva provato a reagire da sola,  sento in lei bruciare la mortificazione, la perdita e il fallimento di tutto ciò in cui aveva creduto fino a quel momento. La strada su cui credeva di camminare tranquilla era sparita in un attimo,  lasciandola vuota, arrabbiata, senza alcuna fiducia nel domani.

 

 L., anni 42

L. è un avvocato , nubile, un fratello che vive lontano, una impresa familiare della quale si occupa insieme al padre.  Quando  mi telefona per il primo appuntamento mi comunica subito di avere bisogno di rivedere la propria vita . Già dalla voce avverto una sofferenza che quando ci vediamo si traduce immediatamente in pianto e nel profondo rammarico di avere perduto la sua migliore amica, il suo appoggio, il suo più inattaccabile riferimento. Pur essendo consapevole della propria autonomia  - vive da sola e ha una professione che esercita brillantemente - afferma di non sopportare  più di fare tutto da sola. Crede di avere rovinato tutti i suoi rapporti per via della propria
“pesantezza” e di non avere più alcuna opportunità di liberarsi dalla propria solitudine.

 
Da queste brevi note sui casi clinici cui mi riferisco è  evidente in ognuno di essi la presenza di una crisi affettiva  e la rottura di un certo equilibrio che in precedenza aveva dato  la sensazione della sicurezza e della stabilità. Il senso di solitudine verbalizzato da L.  era stato rappresentato da R. in alcuni sogni precedenti come “solitudine cosmica”: mi trovavo solo sotto un cielo enorme, e da B. come un destino  essendo ormai convinta dell’ “impossibilità di fidarsi” di chiunque altro . I tre sogni descritti ,  pezzi di un ben più vasto mosaico , sembrano alludere alla necessità di un passaggio che per ogni sognatore ha il significato preciso di lasciare una dimensione conosciuta per un’altra ignota, talora intravista, tal’altra inaccessibile.

In particolare per il giovane R. il sogno raccontato era stato preceduto da sogni molto oscuri dove lo stesso era immerso in uno spazio sconfinato  e vuoto senza alcuna struttura protettiva né alcun punto di riferimento. Da questa iniziale immagine, R. inizia a sognare prima una struttura metallica che  lo riparava dal cielo, poi l’interno di una immensa casa dalle pareti  trasparenti  abitata da molta gente, per poi giungere attraverso un preciso percorso onirico al sogno del Lido.

Mi sono chiesta cosa simbolicamente potesse  rappresentare il lido per i tre sognatori. Facendo lavorare la mia immaginazione, un lido è una struttura abitativa semplice ma precisa, certamente precaria, che si erige sul mare.

Se il mare, come è noto,  è simbolo dell’inconscio, regno delle emozioni, luogo del femminile e del materno, il lido sembra potere rappresentare  la prima  comparsa di un Io differenziato  che con le parti profonde comincia a confrontarsi.

 
Il lido come struttura primaria dell’Io

Lasciando andare l’intuito , il lido, con le cabine in fila somiglia in qualche modo ai villaggi primitivi,  costruiti dagli indigeni per ripararsi dalle onde del mare. Tradotto in termini simbolici sembra una prima costruzione dell’Io ancora molto legata al mondo indifferenziato delle acque che l’essere individuo comincia ad abitare. Vale la pena di notare che nel sogno del giovane il lido è ancora collegato alla figura della madre, ma da essa è già distaccato come se, dopo i sogni bui di un universo senza limiti nel quale si sentiva immerso, si delineassero finalmente  i confini non solo tra sé e la madre, ma anche tra aria-pensiero , acqua-emozioni e terra- materia sulla quale  la presenza materna si mostra non inglobante.  E’ il caso ancora di osservare che nel periodo di questo sogno, R. si è già svincolato da alcuni opprimenti compiti legati alla sofferenza familiare (della madre tradita , in particolare) e che stesse sperimentando nella realtà le proprie forze e le proprie capacità individuali  non soltanto connesse al dovere, ma anche al “piacere”.

Anche il sogno di B. , laddove il mare e la spiaggia erano stati elementi ricorrenti più volte nell’arco di circa due mesi, si manifesta nel momento in cui una nuova relazione sentimentale sta prendendo forma, facendo riferimento a un paesaggio interiore più rasserenato anche se ancora in elaborazione. B. ha dovuto con molta fatica abbandonare la visione sulla quale aveva edificato la sua vita, nella quale il matrimonio sembrava un porto certo e segnato da sempre. Rivedere il presente sotto una luce diversa, e orientarsi verso una struttura di pensiero nuova e ancora poco interiorizzata, le impone un passaggio non ancora completato ma, al momento del sogno, vissuto come confortante  malgrado la ferita alla fiducia resista ancora sotto l’apparente serenità che sembra avere recuperato.

Più oscuro è senz’altro il paesaggio interiore che si palesa nel sogno di L. In questo caso il lido non è sulla spiaggia, ma in montagna, da dove il mare non è visibile pur nella consapevolezza della sua presenza. Inevitabile in questo caso fare riferimento alla distanza tra un alto e un basso, simbolicamente espressione di un Io razionale poco disposto ad accogliere le istanze che vengono dal basso. Una cesura quindi tra intelletto e desiderio, tra io ed es, bene espresse dalla paura che la sognatrice manifesta nel sogno e nel suo attaccarsi alle pareti della montagna dove si trova in cammino verso l’altra parte del lido.  La comparsa di un donna sconosciuta , che può essere considerata come una parte di lei meno rigida e più disponibile al cambiamento, smorza i toni tragici di un sogno che lascia la paziente molto turbata. Anche in questo caso però il lido in montagna, metafora di una struttura mentale esageratamente razionale, sembra volere indicare la necessità di abbandonare  una modalità esistenziale non  più adeguata alla realtà del soggetto,  ai propri bisogni e  desideri rispetto ai quali la paziente sembra avere  posto una eccessiva distanza di sicurezza. E’ il caso di aggiungere che, al contrario,  le relazioni affettive di L. sono state  improntate ad una dimensione fusionale ancora infantile di dipendenza  nella quale l’io-adulto si smarrisce facilmente e per questo difensivamente interrotte  aggrappandosi alla  dimensione opposta della estrema  intellettualizzazione.

Tutti e tre i sognatori si trovano in definitiva in una fase di evoluzione del proprio percorso psichico dove la necessità di un dialogo interiore tra le parti ( espresse dall’immagine del mare-lido) costituisce  il significativo passaggio ad una nuova,  ancorchè sconosciuta,  dimensione.

Ho voluto riportare questi sogni, nella loro similarità, per la forza curativa che hanno portato nella conduzione della terapia segnalando alla coscienza del sognatore una mappa abbastanza precisa del cammino che stavano compiendo. Se il sogno è sempre considerato un ponte tra conscio e inconscio i tre sogni riportati ne rappresentano l’essenza. Senza pensare che l’ipotesi interpretativa secondo la quale mi sono mossa sia la più idonea a intendere ciò che stava avvenendo nella psiche dei tre pazienti, non c’è dubbio che il messaggio percepito faccia riferimento al percorso di cambiamento già in atto, al quale il sogno ha contribuito a fornire maggiori indicazioni.

La  presenza dello stesso motivo in casi individuali, come quelli che ho narrato. dimostra che la psiche umana è solo in parte unica e soggettiva e personale: per l’altra parte invece è collettiva e oggettiva. La coincidenza delle immagini e il ripetersi della stessa scena come nucleo centrale del sogno testimonia  la capacità dell’anima di attingere ad un vasto bagaglio di simboli  da sempre sedimentati nella storia dell’uomo per narrare le vicende che la attraversano.

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