martedì 2 dicembre 2014

Nevrosi ossessiva: un caso clinico


 

Nella nevrosi fobico ossessiva c’e’ una frattura tra la coscienza dell’IO e le pulsioni  istintive  o,   in altri termini, tra i divieti imposti dalla coscienza morale e il desiderio ritenuto con quest’ultima incompatibile e pertanto censurato, represso, allontanato, tranne a tornare in forma mascherata e irriconoscibile nel sintomo.

I sintomi infatti non sono altro che il derivato simbolico del desiderio inconscio che il soggetto tiene a bada attraverso i suoi rituali. IL sintomo ossessivo esprime sia la pulsione, sia la difesa da essa, ma in modo che non sia riconoscibile e quindi non pensabile.

Voglio parlare a tale proposito del caso di una paziente che ho in terapia e della sua  rupofobia , ossia fobia dello sporco e della contaminazione. La chiamero’ Chiara, nome che mi viene in mente mentre scrivo , riconducendomi alla fantasia di purezza che sta alla base del suo comportamento e dei suoi rituali  per contenere la propria ansia e la propria angoscia derivante dai suoi desideri inconfessabili.

Chiara e’ una giovane donna di 43 anni, anche se ne dimostra una decina in meno per la semplicita’ con cui si presenta: niente trucco, ad eccezione del rossetto rosso alle labbra, capelli scuri ordinatamente tenuti indietro dal cerchietto, pantaloni e pullover sempre piuttosto anonimi.

Sposata ad un giovane avvocato, anch’essa laureata in giurisprudenza, educata secondo rigidi principi morali sia in casa che a scuola, conserva la sua verginita’ fino al matrimonio. Tutto sembra funzionare, pur senza grandi entusiasmi dal punto di vista sessuale,  con rapporti protetti e moderati, fino alla decisione di avere un figlio e , quindi, rinunziando alla protezione. E’ in quel momento che nella vita intima di Chiara qualcosa di disturbante  ( o dovrei dire perturbante) si insinua in profondita’ nella sua mente . Il contatto con il liquido seminale e’ un incontro poco felice per Chiara , se non addirittura schifoso, contribuendo a ridurre ulteriormente il rapporto sessuale. Tuttavia la donna porta a termine la gravidanza in modo apparentemente accettabile fino al parto che , al contrario, sara’ un’esperienza disastrosa con gravi conseguenze sul proprio equilibrio fisico e psichico. Superata la fase della nascita e del puerperio, segnata dalla depressione e dalla impossibilita’ di allattare la bimba che era nata, Chiara inizia ad essere ossessionata dall’idea dello sporco e dal terrore che , dall’esterno, possano introdursi nella propria casa ogni genere di batteri e germi. Contemporaneamente sospende completamente i rapporti sessuali. La battaglia con questo popolo di invisibili nemici inizia quando torna a casa dopo essere stata fuori, dove la propria ansia e’ come “sospesa” e in ogni caso non interferisce con i propri compiti lavorativi e sociali. Tra le mura domestiche invece Chiara non puo’ impedirsi una estenuante forma di purificazione di tutto quanto possa essere stato contaminato dal contatto con gli altri, perdendo in questi rituali igienizzanti gran parte della propria vita familiare e costringendo il marito e la bambina a sottostare alle proprie regole., restringendo il tempo da dedicare loro. Senza ulteriormente addentrarmi nel caso clinico di questa donna, tuttora in corso e  molto complesso dal punto di vista sia simbolico che relazionale, mi preme sottolineare come il sintomo fobico e la coazione a ripetere sembra essere una metafora della necessita’ di  respingere ed annullare ogni forma di contatto con l’Altro, soprattutto di natura sessuale , e pertanto una strenua difesa  sia del contatto stesso che delle sue conseguenze (la gravidanza, come principio trasformativo).  Pur emergendo in vario modo la curiosita’ sessuale, il desiderio e la spinta a liberarsi , Chiara ha sospinto indietro ogni forma di sensualita’ o di seduttivita’, confinando la propria femminilita’ ai margini di una vita noiosa, pesante, soffocante che odia, reiterando un’immagine di se’ stessa sclerotizzata e priva di alcuna creativita’. La sua aggressivita’, anch’essa respinta e repressa in quanto non accettabile per la sua buona educazione , rappresenta insieme alla pulsione sessuale motivo di profondi sensi di colpa e pertanto di ulteriore accanimento.  La castrazione del proprio desiderio inaccettabile, se pure inconsciamente presente, determina un conflitto dolorosissimo tale da spingerla alla distruttivita’ e quindi al desiderio di morte come risoluzione estrema di un dilemma insopportabile. Chiara e’ una donna molto intelligente e capace di comprendere in modo razionale l’origine del proprio problema, ma e’ incapace di sottrarsi al rigido controllo che la sua sfera cosciente ha edificato intorno alla possibilita’ che le proprie pulsioni emergano e trovino una via di realizzazione, che pure desidera fortemente. Inoltre , la consapevolezza di stare cosi’ distruggendo la propria vita , insieme a quella del proprio compagno e della propria bambina, la condanna ad ulteriori gravosissimi sensi di colpa.
 

La descrizione di questo caso e’ esplicativa del conflitto che sottosta al sintomo nevrotico, la cui comprensione non basta per il suo superamento se non e’ accompagnata dalla elaborazione dei contenuti affettivi che in esso sono rappresentati. L’analisi dei sogni, delle fantasie, e delle esperienze remote della propria vita trovano nel contesto psicoterapeutico un nuovo canovaccio entro cui puo’ nascere una identita’ piu’ libera, indebolendo la necessita’ di ricorrere alla  ossessiva  ripetizione dello stesso copione. E’ un lavoro lungo e faticoso, l’unico possibile per dare forma ad una dimensione piu’ adeguata e piu’ vicina al vero se’, entro cui il sintomo puo’ ridimensionarsi se non proprio sparire del tutto.

E’ il cammino che ha appena iniziato Chiara e che il seguente sogno sembra bene riassumere:

“Sono davanti al mare, calmo e chiaro. Accetto di scendere in acqua dietro l’invito di un giovane bello e bruno che non e’esattamente il mio ideale di uomo, ma che riconosco come molto attraente. La scala per scendere e’ piuttosto ripida e stretta, tuttavia la percorro e mi bagno. Ora sono sola e vedo un enorme scoglio da dovere superare, dietro il quale si apre una grande baia dorata.”

Forse Chiara, consentendosi di non censurare questo sogno, ha gia’ fatto un piccolo passo in direzione della sua parte piu’ profonda concedendosi ,  almeno in forma onirica, di contattare il suo desiderio.

 

 

 

 

 

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